Due partner si incontrano, si innamorano e quindi decidono di formare una famiglia. Almeno questo è ciò che abbiamo appreso dai film e dai romanzi. Nella realtà, da sempre nella storia dell’uomo, la coppia non è sempre conseguenza dell’innamoramento dei partner.

Nella cultura occidentale, prima dell’avvento di quella che indichiamo come l’epoca della modernità (orientativamente sino al XV secolo), le coppie ed i matrimoni erano frutto di alleanze tra i vari gruppi sociali.
Successivamente, dal XV secolo sino al XVIII secolo, il matrimonio aveva spesso una funzione economica: marito e moglie fondavano una sorta di azienda familiare con dei ruoli ben suddivisi, ed era finalizzata alla soddisfazione dei bisogni materiali della famiglia.

Per quanto possa sorprendere, è solo nell’epoca contemporanea, ovvero negli ultimi due secoli, che si è venuta a consolidare e diffondere l’idea che la coppia fosse il mezzo attraverso il quale soddisfare anche dei bisogni affettivi.
Di fatto, quindi, rispetto alla storia umana, solo di recente si è parlato dell’amore come base per la formazione della coppia e della famiglia.

Questa convinzione tende a creare nei partner grandi aspettative di felicità, di amore e di condivisione.
Nonostante ciò, è ancora scarsamente diffusa la consapevolezza che dietro ad una coppia e ad una famiglia stabili e funzionali occorrano una convinta intenzionalità e l’impegno di tutti nel conoscere ed affrontare i diversi problemi che sempre insorgono nel corso del ciclo vitale della famiglia.

In altre parole, nel formare e vivere una famiglia spesso si “naviga a vista“.


Quali sono i compiti e le difficoltà di questa fase?

Quando si inizia il ciclo di vita della famiglia è necessario che si vada a formare una coppia stabile. Questa fase, triste a dirsi, viene spesso saltata (non se ne sente l’urgenza o si pensa di rimandarla ad un momento successivo).

Ciò può accadere perché i partner non sanno che prima di passare alla seconda fase (nascita dei figli) è necessario che la coppia abbia superato la fase dell’innamoramento iniziale (il famoso Idillio) e sia riuscita a stabilizzarsi in un rapporto equilibrato.

compiti e le difficoltà della coppia in corso di formazione e stabilizzazione sono:

  • Costruire l’identità della coppia.
    Andando oltre l’attrazione fisica e/o la reciproca simpatia, i partner devono unitamente stabilire quali sono gli aspetti che caratterizzano la loro diade, partendo da una visione della vita che risulti equamente condivisa.
    Devono stabilire, in altre parole, il “cosa vogliono fare da grandi”, come vogliono trascorrere il tempo, usare i loro soldi, cosa desiderano costruire insieme, in quale luogo e con quali tempistiche.
    In pratica, la coppia ha bisogno di definire una propria subcultura, con il proprio linguaggio tipico, con i propri schemi di valori e principi.
    Si tratta di instaurare quelle che noi Psicologi definiamo come le “lealtà invisibili” (Boszormenyi-Nagy, 1988).
    • Difficoltà:
      Talvolta i partner non hanno una chiara visione della propria identità (cosa vogliono/non vogliono individualmente, quali sono i progetti per sé, quali progetti per il partner, ecc.). Come conseguenza non sono in grado di proporre al partner una propria visione matura della vita durante il processo di costruzione della identità di coppia.
      In altri casi accade che solo uno dei partner sia confuso circa la propria identità. Quando ciò si verifica di solito non si riesce a sviluppare una reale identità di coppia; il partner “confuso” tende ad adeguarsi/sottomettersi all’identità dell’altro, introducendo così il pericolo che, nel momento in cui il partner “confuso” dovesse sviluppare una propria identità, l’equilibrio della coppia possa andare in crisi.  
  • Definire i ruoli all’interno della coppia.
    In ogni coppia occorre stabilire in modo esplicito chi farà cosa e in quale modo. Molto spesso questo è un aspetto che viene considerato implicito e liquidato con il “non detto“.
    • Difficoltà:
      Può avvenire che i ruoli non vengano definiti, o risultino poco chiari e/o rappresentati in modo ambiguo. Questa indeterminatezza potrebbe essere preludio a dei conflitti futuri in coincidenza dei naturali momenti di difficoltà della famiglia.
      Ma il rischio c’è anche all’opposto, ovvero quanto i ruoli vengono definiti in modo troppo rigido, non considerando il fatto che le persone evolvono in continuazione, rendendo necessario e naturale il modificare i precedenti accordi presi (e i relativi assetti).  
  • Comprendere come gestire gli inevitabili conflitti.
    Il conflitto è parte integrante della vita relazionale di ognuno. Avere punti di vista diversi, diversi bisogni, desideri o aspettative sono normali elementi della vita di coppia.
    Nella fase di formazione della coppia i partner devono imparare ad affrontare i conflitti in modo costruttivo, al fine di essere capaci nell’arte del compromesso e nel saper trovare in modo creativo quelle soluzioni che soddisfino entrambi.
    Le coppie che non riescono a mediare i conflitti, al momento della nascita del primo figlio, si ritrovano spesso ad affrontare un momento estremamente critico (che non di rado porta all’idea di separazione).
    • Difficoltà:
      Uno o entrambi i partner possono avere una visione eccessivamente romantica della coppia, immaginando come impensabile ed inaccettabile l’idea che possano esserci conflitti. I conflitti, in questo tipo di coppie, vengono minimizzati o negati, per poi deflagrare all’improvviso (Bowen, 1979; Minuchin, 1976).
      Di contro, può accadere che uno dei due partners (o entrambi) possano mostrarsi eccessivamente aggressivi e dominanti, scatenando un conflitto violento ogni volta che nella coppia vi sia una diversità di opinioni.  
  • Stabilire e mantenere i confini della coppia rispetto alle famiglie d’origine.
    Nel corso dell’attività clinica di uno Psicologo, le “famiglie invischiate” (Minuchin, 1976) si incontrano molto di frequente.
    La coppia che si sta formando ha necessità/dovere di marcare il proprio territorio in modo netto rispetto alle famiglie d’origine e al contesto sociale (amici, parenti meno stretti, ecc.). Il confine della nuova coppia deve essere riconosciuto e rispettato.
    • Difficoltà:
      Non è affatto raro che uno dei due partner, se non addirittura entrambi, possano risultare eccessivamente dipendenti dai propri genitori. Questo avviene di solito quando il figlio/figlia risulta estremamente influenzato/a dall’approvazione dei propri genitori. In questi casi la coppia non raggiungerà quella sufficiente indipendenza dalle famiglie d’origine, fallendo nello stabilire le proprie regole e le proprie priorità.
      Un partner che risulta essere eccessivamente dipendente dai propri genitori, tende a sentirsi deresponsabilizzato ed eviterà di affrontare direttamente i problemi della coppia. In queste circostanze si parla di “taglio emotivo” dalla famiglia d’origine la quale, piuttosto che rappresentare una soluzione funzionale, risulta essere per il soggetto una condizione di profonda dipendenza (fisica, emotiva o mentale), al livello tale da non permettergli di essere in grado di evolversi verso una maggiore maturità.
      Spesso questo comporta l’evitamento dei problemi, atteggiamento che presenta un importante rischio collaterale: i problemi che non vengono affrontati in una fase del ciclo di vita della famiglia, molto probabilmente si ripresenteranno (ancor più forti) in una fase successiva, provocando disagi di vario genere (anche gravi).  
  • Saper strutturare un sano legame con la famiglia d’origine del partner.
    Per nulla in contrasto con il compito precedente, occorre comprendere che la famiglia di origine del partner ha sempre un grande valore e significato. Ciascun partner dovrebbe stabilire una sana relazione con i familiari dell’altro.
    • Difficoltà:
      Alle volte capita che un partner possa essere in qualche modo “geloso” della vita precedente del proprio partner e, in modo consapevole o inconsapevole, possa agire per allontanare la nuova coppia dai familiari del partner.
      In altri casi, la lontananza che uno dei due partner cerca di generare potrebbe essere correlata ad una bassa autostima personale. Di conseguenza si può temere di non piacere e di non essere accettati dai familiari del proprio partner, cercando (e trovando) ogni scusa per evitare la relazione con essi.  
  • Riuscire a stabilire un legame tra le rispettive famiglie d’origine.
    In ottica sistemico-relazionale le famiglie di origine dovrebbero potersi conoscere tra loro e, almeno ad un certo livello, sapersi accettare reciprocamente. Se sono presenti conflitti irrisolti, questi rappresenteranno una costante difficoltà nella vita della nuova coppia/famiglia, un fardello che sarebbe il caso di non trascinarsi.
    • Difficoltà:
      Capita di frequente che i familiari dei partner, in virtù di pregiudizi socioculturali e rigidità personali, preferiscano anteporre i propri disaccordi alla felicità della nuova coppia. Avete mai letto la storia di Romeo e Giulietta di Shakespeare?  
  • Imparare a condividere le rispettive reti sociali (amici e conoscenti).
    In modo equilibrato i partner devono potersi sentire liberi di estendere al proprio partner le rispettive reti sociali: i propri amici e i propri conoscenti, ameno quelli con cui si ha una frequentazione più o meno regolare.
    Ciò non significa che ogni amico di un partner debba essere anche amico dell’altro; comporta, bensì, il saper creare una rete sociale condivisa col proprio partner.
    • Difficoltà:
      Può capitare che un partner possa voler tenere separate dal proprio partner alcune persone, magari a causa di gelosie o insicurezze personali.

Esplorare le fasi del ciclo vitale della famiglia

  1. La formazione della coppia <
  2. La famiglia con bambini piccoli
  3. La famiglia con figli adolescenti
  4. La famiglia con figli giovani adulti
  5. La famiglia con genitori anziani

Crediti immagine: senivpetro