La famiglia in questa fase è anche denominata come la “famiglia trampolino di lancio”, ed è quella fase in cui i figli ormai adulti dovrebbero essere messi gradualmente nella condizione di andare a vivere al di fuori della famiglia d’origine.

La questione socioculturale, in questo caso, è preminente. Nei paesi anglosassoni e in quelli nordeuropei, è previsto che lo Stato sostenga economicamente i giovani affinché possano rendersi indipendenti, fornendo abitazioni a prezzi agevolati, prestiti per pagarsi gli studi, aiuti strutturati per l’avviamento professionale e numerosi altri incentivi. In considerazione di tali fattori diventa comprensibile il perché, in questi paesi, l’uscita dei figli dalla casa genitoriale avvenga mediamente molti anni prima rispetto ai paesi in cui tali sostegni non esistono.

Nei paesi sudeuropei, che non hanno questo sistema di sostegno, si determina un ritardo dello svincolo, osservabile in particolare in paesi come la Grecia, la Spagna e, soprattutto, l’Italia. Nel nostro Paese siamo abituati a figli che lasciano la casa dei genitori solo dopo aver completato gli studi, abbiano trovato lavoro e magari si siano anche sposati.

I dati ISTAT evidenziano questa situazione: in media i giovani italiani maschi escono di casa a 32 anni (media europea: 26 anni), le femmine a 29 anni (media europea: 27 anni).

Va inoltre considerato che sempre in Italia stiamo assistendo ad un fenomeno socioculturale nuovo, in virtù del quale molti più giovani, rispetto al passato, faticano a definire un proprio progetto di vita, non avendo chiari i propri valori e le proprie priorità.

Sempre più giovani adulti prendono tempo, in un contesto dove le famiglie d’origine tendenzialmente non pongono particolare enfasi sull’uscita dalla casa genitoriale.
Il risultato è che nei paesi sudeuropei molti giovani rimangono in famiglia più a lungo, non solo rispetto ai paesi del Nord-Europa, ma anche rispetto a quanto avveniva in Italia oltre 50 anni fa.


QUALI SONO I COMPITI E LE DIFFICOLTÀ DI QUESTA FASE?

L’elemento nuovo è che la maggior parte dei giovani adulti che rimangono in famiglia sembra non manifestare/percepire un particolare disagio. Ma la realtà dei fatti è che si trovano in un blocco evolutivo che, naturalmente, coinvolge l’intero sistema familiare, inibendo il naturale processo evolutivo di tutti gli individui coinvolti.

Parliamo pertanto di una situazione prototipica che noi Psicologi definiamo “stallo generazionale“.

compiti e le difficoltà di questa fase, in cui la famiglia ha dei giovani adulti, sono:

  • Favorire l’uscita di casa dei giovani.
    Il giovane adulto deve poter uscire di casa e perseguire un proprio progetto di vita, che si basi sulla propria identità, le proprie caratteristiche e i propri talenti.  
    • Difficoltà:
      Nella fase precedente (la famiglia con i figli adolescenti) il giovane può non aver completato il compito di costruire la propria identità. In tale scenario, i due maggiori ostacoli psicologici alla definizione della propria identità da parte dell’adolescente sono:  
      • una famiglia autoritaria, che non consente di mettere in discussione le regole e i valori familiari e quindi non permette al ragazzo di definire le proprie regole e i propri valori;
      • una famiglia lassista (o disimpegnata), che per vari motivi lascia a se stesso l’adolescente, nonostante questi avrebbe bisogno di incoraggiamento, orientamento e l’aiuto per comprendere chi è e cosa vuole dalla vita.
        Alle difficoltà psicologiche esposte, va anche considerato che oggi in Italia si aggiungono evidenti difficoltà economiche, che penalizzano soprattutto i giovani adulti i quali, non riuscendo a realizzare una indipendenza economica, fanno fatica anche a sperimentare la propria indipendenza psicologica.  
  • I genitori devono poter reinvestire nella coppia.
    In questa fase di norma la casa “si svuota” e in tale contesto i partner si ritrovano a dover gestire ed organizzare i ruoli assunti col tempo, potendo (e dovendo) essere ora più coppia che genitori.
    La coppia ha bisogno di ritrovarsi, di coltivare nuovamente una dimensione di intimità, sia emotiva che fisica, di condividere nuovamente tempi, spazi ed interessi.  
    • Difficoltà:
      Molti sono i partner assorbiti dal loro essere genitori i quali, investiti da tale ruolo, si sono reciprocamente un po’ persi di vista. Magari si sono allontanati emotivamente, accettando/tollerando questo stato di cose per via dei figli.
      Questo è il momento in cui occorre una onesta valutazione dello stato della coppia, affrontando i motivi di questo allontanamento. Farlo è impegnativo e doloroso e, pertanto, si tende a glissare preferendo ancorarsi al ruolo di genitore.
      Agendo in tal modo, oltre a non aiutare la coppia, si rischia di spingere il figlio adulto, seppur non esplicitamente, a “rimanere figlio”. Ciò con lo scopo sotteso di non dover affrontare le difficoltà di coppia, ma rendendo così ancora più difficile il compito di svincolo del giovane adulto.
      In questi casi, se la coppia non riesce da sé a sciogliere i nodi relazionali ed il sistema familiare tende allo stallo generazionale, diventa importante intraprendere un percorso di supporto della coppia o della famiglia (o in alcuni casi un percorso di supporto individuale di uno dei partner) assieme ad uno Psicologo, finalizzato a comprendere, isolare e superare i motivi della distanza che si è venuta a creare nella coppia.  
  • Sostenere i figli ad uscire dalla casa genitoriale.
    Uno dei compiti principali dei genitori è quello di favorire i figli a perseguire il proprio progetto di vita, e che risulti autonomo da loro e dalle loro preferenze.
    L’aiuto si può manifestare a livello materiale, ad esempio aiutando i figli economicamente, e al livello psicologico, riconoscendo la loro sopraggiunta condizione adulta, che li deve vedere capaci di decidere in autonomia.
    Va riconosciuta, in sintesi, la capacità dei figli di avere acquisito una identità definita e la sufficiente autonomia per dirigere la propria vita, di definire le proprie priorità, di scegliere i propri partner.  
    • Difficoltà:
      Capita che dei genitori possano non aiutare, o anche arrivare ad ostacolare, i figli nella fase di svincolo, non riconoscendone il ruolo di giovane adulto.
      Potrebbero non riconoscere la capacità dei propri figli di pensare da adulti e ritenere di essere solo loro in grado di capire cosa sia meglio, non accettando le scelte prese in autonomia.
      Tipici sono i casi di quando i genitori non sanno accettare i partner scelti dai figli, non approvino il percorso di studi desiderato dai figli, non siano razionalmente supportivi in ambito di scelte professionali, ecc.  
  • Capire il bisogno dei figli di definire la propria identità.
    Nella fase precedente i figli adolescenti dovevano iniziare a definire la propria identità individuando le proprie aspirazioni e il proprio progetto di vita.
    In questa fase più avanzata i figli, ormai adulti, hanno bisogno di trasporre concretamente in fatti e azioni il proprio progetto di vita. Ad esempio: poter investire nella propria formazione universitaria, trovare lavoro o intraprendere una propria attività imprenditoriale, instaurare relazioni di coppia significative, trasferirsi in luoghi diversi dalla città/nazione di origine, ecc.  
    • Difficoltà:
      Se i figli non hanno potuto costruire la propria identità nella fase precedente (adolescenza), in questa fase saranno probabilmente confusi e non riusciranno ad individuare facilmente un proprio progetto di vita.
      Potrebbero procedere in modi contraddittori, scostanti o controproducenti. Fallimenti che potrebbero portare il giovane adulto ad arrendersi, smettendo anche solo di provare a realizzare le proprie aspettative.
      Anche in questo caso, considerare un intervento di supporto psicologico individuale, può risultare utile per cogliere le proprie specificità e affrontare ciò che va ad interferire con il perseguimento dei propri obiettivi.  
  • Occuparsi dei nonni che invecchiano.
    Se ancora in vita, i nonni sono probabilmente anziani e necessitano di affetto, vicinanza, cure e assistenza.  
    • Difficoltà:
      Più volte, anche sopra, si è parlato delle probabili questioni intergenerazionali irrisolte che limitano o impediscono delle relazioni sane e rispettose tra i vari livelli della famiglia.
      Altra difficoltà può essere rappresentata dalla famigerata “crisi di mezza età“, esperita da quei genitori che, vedendosi invecchiare e volendo negare questo aspetto, potrebbero mettere in atto comportamenti adolescenziali e occuparsi più di sé che degli altri.
      Le difficoltà, in effetti ci sono: va considerato che la generazione di mezzo (ovvero i genitori dei giovani adulti) si trova a doversi occupare contemporaneamente sia della nuova generazione (i propri figli) che della generazione precedente (i nonni).
      E onestamente non è per loro una fase semplice!

Esplorare le fasi del ciclo vitale della famiglia

  1. La formazione della coppia
  2. La famiglia con bambini piccoli
  3. La famiglia con figli adolescenti
  4. La famiglia con figli giovani adulti <
  5. La famiglia con genitori anziani

Crediti immagine: senivpetro