I contesti lavorativi sono sistemi complessi che si basano sulle relazioni interpersonali in rapporto ai compiti professionali, le regole del sistema e al funzionamento dell’organizzazione.


La Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni è la branca scientifica che si occupa dello studio dei comportamenti degli individui nel contesto lavorativo e nello svolgimento della loro attività professionale, rapportando il tutto alle relazioni interpersonali, ai compiti da svolgere, alle regole e al funzionamento dell’organizzazione su cui si interviene.

Attraverso tale disciplina vengono ricavati modelli e teorie psicologiche da rendere applicabili all’ambiente di lavoro, con lo scopo di:

  1. favorire il benessere dei lavoratori e contestualmente tendere al massimo vantaggio per l’organizzazione in cui operano;
  2. intervenire sui lavoratori, al fine di migliorare:
    • le condizioni psicologiche,
    • i livelli motivazionali,
    • i rapporti con gli interlocutori professionali (pari, superiori o esterni), con l’azienda e con l’ambiente di lavoro in generale.

Per tali scopi si utilizzano molti degli aspetti propri della Psicologia Generale applicati all’ambito organizzativo e gestionale.

I campi d’applicazione della Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni sono, in particolare:

  • la gestione, la selezione e la valutazione del personale,
  • la leadership,
  • la formazione professionale,
  • la comunicazione e i rapporti interpersonali,
  • le dinamiche di gruppo,
  • la motivazione al lavoro,
  • il sistema di ricompensa,
  • lo sviluppo della carriera.

Differenze tra la Psicologia del Lavoro e la Psicologia delle Organizzazioni

In genere si tende a considerare queste due discipline come una entità unica, ma è comunque necessario distinguerne le peculiarità.

La psicologia del lavoro

Analizza psicologicamente le interazioni tra individuo e attività lavorativa. All’individuo viene richiesto lo svolgimento di un compito all’interno dell’organizzazione. Tale compito comprende al suo interno numerose variabili che vanno a influenzare la messa in opera da parte dell’individuo stesso: il carico di lavoro, l’ambiente lavorativo, gli atteggiamenti verso l’attività lavorativa, le caratteristiche del soggetto e le sue aspettative, il clima lavorativo ecc.

La psicologia delle organizzazioni

Analizza psicologicamente il comportamento di individui e gruppi in relazione a come funzionano le organizzazioni. In questo campo l’individuo è visto come un soggetto membro di un gruppo definito organizzazione. Vengono analizzati i sistemi di interdipendenza tra individui e organizzazione che portano al raggiungimento di uno scopo comune e le relazioni che possono portare miglioramenti all’interno del gruppo.


Modelli teorici principali

Nell’ambito di una disciplina così articolata sono molti gli approcci teorici che sono stati studiati ed applicati nel corso degli anni, in particolare da autori come: Maslow, McGregor, Hertzberg, Hacker e Jaques.
Vediamone alcuni.

La piramide dei bisogni di Abraham Maslow e la motivazione dei lavoratori

Negli anni ’50 lo psicologo statunitense Abraham Maslow concepì il concetto di “Hierarchy of Needs” (gerarchia dei bisogni o necessità) che divulgò attraverso il libro “Motivation and Personality”.

Questa scala di bisogni, internazionalmente conosciuta come “La piramide di Maslow“, è suddivisa in cinque differenti livelli, suddivisi gerarchicamente partendo dai più elementari (necessari alla sopravvivenza dell’individuo) per arrivare ai più complessi (di carattere sociale). L’individuo si realizza passando per i vari stadi, i quali devono essere soddisfatti in modo progressivo.

I livelli di bisogno concepiti sono:

  • Bisogni fisiologici
    Legati alla sopravvivenza dell’individuo (respiro, alimentazione, sesso, sonno, omeostasi)
  • Bisogni di sicurezza e protezione
    Legati alla sicurezza (sicurezza fisica, occupazionale, morale, familiare)
  • Bisogni di appartenenza
    Legati alla sfera sociale e relazionale (amicizia, affetto, identificazione, intimità sessuale)
  • Bisogni di stima
    Legati al riconoscimento del prestigio e del successo (coinvolge l’autostima, l’autocontrollo, il senso di realizzazione)
  • Bisogni di realizzazione di sé
    Legati ad un livello di bisogni molto elevato ed immateriale (coinvolge aspetti come: senso morale, creatività, spontaneità, problem solving, accettazione, assenza di pregiudizi).

Il modello non è esente da limiti (e critiche). Si tratta di uno strumento che sa evidenziare i bisogni di tipo psicofisiologico, più che di tipo psicologico in senso stretto. Altre critiche vertono sulla sua non eccessiva generalizzabilità, ovvero sul fatto che la successione dei livelli indicata da Maslow potrebbe non corrispondere a uno stato oggettivo, condivisibile per tutti i soggetti.

L’applicazione del modello gerarchico di Maslow alla Psicologia del Lavoro la dobbiamo a Douglas McGregor con la sua “teoria X e teoria Y”. Secondo la teoria X i lavoratori non sono motivati e devono essere guidati; mentre la teoria Y consiste nel postulare il fatto che i lavoratori vogliano lavorare, ma anche che il loro lavoro debba avere un senso esplicito.

La teoria della regolazione delle azioni di Winfried Hacker

Secondo questo modello teorico, le azioni svolte dai lavoratori possono essere descritte secondo fasi sequenziali e livelli gerarchici delle modalità di controllo.

In altri termini, la teoria di Hacker sostiene che esistano tre livelli di consapevolezza dei processi e delle rappresentazioni che regolano simultaneamente le attività lavorative:

  1. una modalità di regolazione totalmente automatica e inconscia;
  2. una modalità basata sulla conoscenza e parzialmente cosciente;
  3. una modalità totalmente intellettuale.

Questi livelli si riferiscono a varie fasi della regolazione dell’azione lavorativa.

La prima fase è la preparazione dell’azione. Comprende l’orientamento sul compito e la ridefinizione del compito in un obiettivo impostato da sé. La fase di orientamento si occupa delle condizioni nelle quali l’obiettivo deve essere raggiunto, della disponibilità di metodi e strategie e di quanta libertà d’azione ci sia nella scelta di tali metodi. Anche il coordinamento delle proprie azioni con quelle dei colleghi fa parte del processo di orientamento.

Le fasi finali sono l’attivazione e la valutazione. Il processo di attivazione è guidato dai riscontri continui sul raggiungimento degli obiettivi, ed è completato da una valutazione del risultato finale in termini economici.


Gli argomenti affrontati dalla Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni

  • ambiente e sicurezza sul lavoro;
  • differenze individuali;
  • motivazione;
  • soddisfazione lavorativa;
  • competenza;
  • carriera;
  • rischi psicosociali;
  • valori personali in ambito lavorativo;
  • evoluzione di professionalità e tipologie lavorative;
  • convivenza organizzativa;
  • psicologia dell’imprenditorialità.

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